All’inizio del 1977 Toti Scialoja – esponente di spicco dell’espressionismo astratto e scenografo teatrale, ma anche autore di filastrocche non solo per bambini – inizia una collaborazione con Italo Calvino per un programma televisivo destinato ai ragazzi, una serie di fiabe teatrali, da cui trarre poi un libro.
Il procedimento creativo è semplice e ingegnoso assieme, e molto “calviniano”: si tratta di partire da una coppia di oggetti – una biglia e una piuma di struzzo, un rastrello e un ventaglio, un pennello e uno specchio… – e su quelli costruire la vicenda.
Nel giro di un anno, entro il maggio 1978, le sei fiabe sono pronte. Né la trasmissione né il libro, tuttavia, verranno realizzati; restano però i testi preparati da Calvino e i bozzetti delle scene e dei costumi disegnati da Scialoja, gli uni e gli altri raccolti in questo volume, assieme ad altri testi favolistici sempre illustrati da Scialoja: quasi una summa dell’immaginario calviniano, una grande cavalcata della fantasia tra porte e carriole, labirinti e stivali, foreste, sedie a dondolo e scolapasta.
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